In Ciociaria, alla scoperta di preziose Abbazie e Biblioteche
E' stata la Ciociaria, ovvero la provincia di Frosinone, la meta del viaggio- studi 2005 organizzato dal Circolo culturale "Prova e Riprova" di Torino. Più in particolare, dal 23 al 26 giugno i partecipanti all'iniziativa hanno fatto tappa a Veroli, Casamari e Montecassino.
La prima località, posta su un rilievo dei monti Ernici, già alleata di Roma e fortemente legata al Papato, ricca di monumenti del XIIIo, XVIo, XVIIIo secolo, ospita la Biblioteca Giovardiana.
Fondata nel 1773 da Monsignor Vittorio Giovardi, illustre uomo di curia, storico, giurista e bibliofilo, appartiene all'Autorità ecclesiastica.
La Biblioteca, contenente opere raccolte dal Prelato nella sua abitazione romana, si compone di una sala di consultazione, aperta al pubblico, e di una destinata alla conservazione dei manoscritti. Tutti gli arredi sono del XVlIIo secolo.
Ricca di circa 16.000 volumi, per lo più di carattere religioso, filosofico e giuridico, comprende dieci manoscritti in pergamena con pregevoli miniature (dal XIIo al XVo secolo), 280 manoscritti cartacei, 42 incunaboli e numerose cinquecentine.
Fra i pezzi più importanti conservati nella Biblioteca sono da ricordare un volume di privilegi concessi ai Segretari apostolici, stampato a Pisa alla fine del 1500, ed un Breviario del 1600, appartenuto agli Orsini, con stemma della Famiglia sulla coperta.
Inoltre, fra i manoscritti in pergamena è da segnalare uno "Statuto dei maestri delle strade di Roma" della fine del 1400; l'originaria legatura con piatti in legno e dorso in pelle è stata sostituita poco degnamente nel 1948 con una in pergamena floscia.
Situata pure nel comune di Veroli, a pochi chilometri dal centro abitato, sorge l'Abbazia di Casamari.
Il convento originario fu fondato nella prima metà del XIIo secolo dai Benedettini, che costruirono anche la prima chiesa romanica. Nel 1140 Innocenzo II l'affidò ai Cistercensi, che riedificarono il monastero, consacrato da Onorio III nel 1217.
Casamari divenne un centro di notevole influenza culturale fino al 1400; poi la sua importanza venne meno anche a causa di eventi bellici e per gli abusi perpetrati dai Cardinali ai quali fu data in amministrazione.
Nel 1717 fu assegnata ai trappisti e nel 1799 subì ancora danni ad opera dei Francesi.
La Biblioteca, oggi statale, risente di queste vicissitudini. Il patrimonio librario delle origini è andato infatti quasi totalmente perduto.
Attualmente conta circa 60.000 volumi, soprattutto di argomento monastico, teologico e giuridico. Comprende poi 200 manoscritti e circa 400 cinquecentine. Pochi sono invece gli incunaboli. Buona parte dei volumi è quindi di epoca recente, così come le legature.
Tra i reperti più significativi sono da ricordare una pergamena del 1170, con cui il Pontefice concedeva i privilegi all'Abbazia; un volume del 1500 sugli Ordini Francescani, con legatura in pergamena del 1900; una bella edizione del "Corpus Juris Civilis", stampata a Lione nel 1628.
L'ultima tappa, senza dubbio la più prestigiosa è stata all'Abbazia di Montecassino.
Fondata nel 529 da San Benedetto, distrutta dai Longobardi e risorta con il ritorno dei Benedettini nel 720, l'Abbazia si affermò come vitale centro di cultura con la fondazione dello Scriptorium per merito di Paolo Diacono (VIIIo secolo). Dopo le incursioni dei Saraceni, il monastero rifiorì con Papa Vittore III, raggiungendo il massimo splendore sotto l'Abate Desiderio nella seconda metà del secolo XI.
Nel 1349 il complesso fu gravemente danneggiato da un terremoto; l'opera di ricostruzione si ebbe però solamente fra il XVIo e il XVIIIo secolo in stile rinascimentale e barocco.
Dopo la totale distruzione avvenuta nel 1944 a causa dei bombardamenti anglo-americani, il lungo lavoro di riedificazione ha ridato all' Abbazia l'aspetto dei secoli XVIo e XVIIIo.
La sua famosa Biblioteca, riservata solo agli studiosi, conserva ancora oltre 1000 codici, 40.000 pergamene e tutto il fondo delle opere a stampa con 250 incunaboli. Estremamente interessanti sono poi l'archivio e il museo.
Nel primo, comprendente 2.000 manoscritti, 30.000 pergamene e notevoli fondi cartacei, è esposto il primo documento ufficiale in volgare, il cosiddetto "Placito Capuano" dell'anno 960, atto giudiziario su pergamena attestante l'appartenenza di certe terre al Monastero. Il codice più antico è invece del VIo secolo: "Commento alle lettere di San Paolo" scritto in onciale. Sono poi da ricordare "Le Opere" di Sidone di Siviglia, del 700, in scrittura beneventana; un "Evangelario", pure del 700, con miniature, proveniente dall'Inghilterra; un "Commento alla Regola di San Bendetto", volume miniato attribuito a Paolo Diacono; una raccolta di "Opere Morali" di San Gregorio Magno, con splendide miniature dell'XIo secolo.
Le bacheche del museo consentono poi di ammirare una "Vita di San Benedetto" codice miniato a Montecassino poco dopo l'anno 1000; uno splendido esemplare di "Metamorfosi" di Ovidio dell'XIo secolo; una "De Origine Rerum" di Rabano Mauro, pure dell'XIo secolo; una "Regola di San Benedetto", piccolo incunabolo del 1400. Completano l'esposizione alcuni pregevoli corali, miniati a Firenze dai fratelli Boccardi nel 1500 e tre "Libri d'Ore" del XVo secolo realizzati a Montecassino e nelle Fiandre.
Per concludere, non rimane che dare un consiglio a tutti i bibliofili: preparate le valigie e partite per la Ciociaria.
Silvio GENTILE