A Palermo: in visita alla Biblioteca Centrale della Regione siciliana
E' stata Palermo la meta prescelta dall' Associazione Culturale Prova e Riprova per il viaggio - studi di primavera 2007. Il capoluogo isolano riserva, infatti, per gli amanti dei volumi di pregio una straordinaria opportunità di visita: la Biblioteca Centrale della Regione siciliana, in Via Vittorio Emanuele. Istituita nel 1782 nel complesso cinquecentesco del Collegio Massimo dei Gesuiti da Ferdinando III e divenuta nel 1866 Biblioteca nazionale, ha acquisito nel 1977 l'odierno nome.
La Sezione "Fondi antichi", ospitata nella sala San Luigi, annovera numerosi manoscritti, oltre mille incunaboli e 345 documenti di archivio. Fra questi, il più antico è una platea (tipico documento della cancelleria normanno-sveva), in pergamena, in arabo, del 1183 contenente privilegi concessi sui servi della gleba da Gugliemo II alla Diocesi di Monreale.
Pure notevole è un privilegio di Enrico VI e Costanza d'Altavilla alla stessa Diocesi del 1195; il documento, in pergamena, presenta un sigillo in oro a sbalzo in entrambe le parti.
Fra i manoscritti, è da segnalare un codice di Costanza d'Altavilla o di Aragona, quindi collocabile fra il XIIo e il XIIIo secolo. Il testo, in greco, contiene i Vangeli; le miniature si rifanno a tecniche bizantine, ma la legatura non è coeva. Quindi, una Bibbia in pergamena di grande formato del XIIIo sec., di fattura inglese. Il volume, scritto in gotico e in lingua latina, presenta miniature con lamine d'oro. Interessante è poi un Commento alla "Fama" del Petrarca di Jacopo Bracciolini del XVo secolo. Il codice, in pergamena, è redatto in scrittura carolina. Di particolare pregio è la legatura della fine del secolo XVo, caratterizzata da una larga cornice con tralci di vite rabescati impressi in oro.
Tra i libri a stampa, da ricordare "Le guerre festive", opera barocca di apparato stampata in occasione dei festeggiamenti svoltisi a Palermo per le nozze del Re di Spagna Carlo II con Maria Luisa di Borbone nel 1680; il volume è arricchito da numerose tavole e incisioni.
Quindi, il "Panphyton siculum", testo di botanica siciliana, stampato a Palermo nel 1713 dal tipografo Antonino Epiro. Con le sue 658 tavole, costituisce un punto di riferimento essenziale per la conoscenza della flora e della fauna dell'isola.
Annesso alla Biblioteca, è il laboratorio di restauro, di cui l'Assessorato regionale dei Beni culturali si avvale per i restauri del materiale librario proveniente da tutta la Regione.
Il laboratorio, funzionante dal 1987, si compone di un'ampia sala, ove trovano posto le attrezzature necessarie al restauro e alla legatura della carta, della pelle e della pergamena, di uno spazio per i lavaggi e di un soppalco ove si trova la falegnameria per il recupero o la realizzazione delle assi lignee delle legature medievali. La struttura è completata da un locale climatizzato fornito dei necessari sistemi antincendio e antintrusione per la custodia dei documenti. Fondamentale è poi la formazione del personale e l'organizzazione di stages.
A pochi chilometri da Palermo, nel Comune di Monreale, i laboratori di restauro dell' Abbazia Benedettina di San Martino delle Scale rappresentano un'ulteriore occasione di approfondimento.
Dotata di tutti gli strumenti più avanzati, compreso un macchinario per il restauro della carta, la struttura - privata - opera dal 1970 nel campo del recupero e della conservazione dei beni bibliografici e archivistici di enti pubblici e privati della Sicilia.
In conclusione, approfittando di tariffe aeree a prezzo ridotto e scioperi permettendo, un viaggio a Palermo vale sempre la pena.
Silvio Gentile